Fratelli Grimm - Biancaneve
Versione definitiva della fiaba, che fu
totalmente riveduta e rielaborata dai fratelli Grimm nel 1819. Questa
stesura definitiva è quella che è stata continuamente ristampata nel
tempo, per poi arrivare, sempre in questa esatta e precisa forma, fino a
noi.
(Documento totalmente revisionato e creato ex novo il 10 ottobre 2011. Ultima revisione: 09/08/2013.)
da http://www.paroledautore.net/home.htm
C'era una volta, nel pieno dell'inverno, quando soffici fiocchi di neve cadevano come piume dal cielo, una regina che cuciva seduta presso una finestra dalla cornice nera di legno d'ebano. Mentre cuciva, guardava la neve e si punse un dito con l'ago; così, tre gocce di sangue caddero sulla neve, e il rosso sul bianco risultò così bello ch'ella pensò: 'Ah, se solo avessi una bambina bianca come la neve, rossa come il sangue, e bruna come l'ebano di questa finestra!' Poco tempo dopo, le nacque una figlia che era bianca come la neve, rossa come il sangue, e bruna come l'ebano, così, la chiamarono la loro Piccola Biancaneve. Purtroppo, la regina morì durante il parto. Un anno dopo, il Re riprese moglie; sposò una bella donna, ma altrettanto arrogante e orgogliosa, la quale, non poteva sopportare che un'altra donna la superasse in bellezza.
Ella aveva uno specchio magico, e ogni mattina vi si specchiava, e diceva:
"Specchio, specchio delle mie brame,
chi è la più bella del reame?"
chi è la più bella del reame?"
E lo specchio rispondeva:
"Del tuo regno, regina, la più bella sei tu."
E ciò la soddisfaceva, perché sapeva che
lo specchio non mentiva. Ma Biancaneve crebbe e diventò assai più bella.
Quando ebbe appena sette anni era bella come la luce del giorno, e
molto più bella della regina. Un giorno, quest'ultima chiese allo
specchio:
"Specchio, specchio delle mie brame,
chi è la più bella del reame?"
chi è la più bella del reame?"
E quello rispose:
"Grande è la tua beltà, oh mia regina,
ma ormai, del tuo regno la più bella non sei più tu,
Ma Biancaneve, che lo è mille volte di più."
ma ormai, del tuo regno la più bella non sei più tu,
Ma Biancaneve, che lo è mille volte di più."
A sentir queste parole, la regina si
spaventò e divenne gialla e verde dall'invidia, e da quel momento, ogni
volta che incontrava Biancaneve, il suo cuore si infiammava di rabbia,
tanto fu l'odio che provò da quel giorno. Orgoglio e invidia crebbero
sempre di più, come una gramigna nel cuore, finché non trovò più pace,
né giorno, né notte.
Allora mandò a chiamare un cacciatore e
gli disse: "Prendi Biancaneve e portala nella foresta, perché non voglio
mai più rivederla. Uccidila, e come prova della sua morte, dovrai
portarmi il suo fegato e i suoi polmoni."
Il cacciatore ubbidì e
condusse Biancaneve nella foresta; a un certo punto, estrasse dalla vita
il suo coltello e fu sul punto di pugnalarla, quand'ella scoppiò a
piangere, e disse: "Oh, caro cacciatore, lasciami vivere. Fuggirò via
nei boschi e non tornerò più."
E siccome era tanto bella, il cacciatore
ebbe pietà di lei e disse: "Va', scappa via, povera bambina." E pensò
che le bestie feroci l'avrebbero presto divorata; eppure si sentì
sollevato per averla lasciata andare, poiché non avrebbe avuto il
coraggio di ucciderla.
In quel momento, passò di lì un giovane
cinghiale; il cacciatore lo ammazzò, gli tagliò dalle viscere il fegato e
i polmoni, e li portò alla regina come prova della morte di Biancaneve.
Il cuoco ebbe l'ordine di bollirli con il sale, e la perfida donna li
mangiò, convinta di mangiare i polmoni e il fegato di Biancaneve.
Nel frattempo la povera piccina rimase
sola nel fitto della grande foresta, ed ebbe così paura che si guardava
intorno smarrita, non sapendo cosa fare; poi cominciò a correre, e corse
fra le spine e contro le pietre aguzze. Anche gli animali selvatici le
saltarono addosso, ma non le fecero alcun male. Allora corse più forte
che poteva, e appena prima che facesse buio, vide una casetta e vi si
rifugiò per riposare.
Dentro la casetta tutto era molto piccolo, ma così
pulito e ordinato che nessuno avrebbe potuto fare di meglio. C'era una
tovaglia su un tavolo apparecchiato per sette persone, con sette
piattini, e in ogni piatto c'era un cucchiaio, e sette coltelli e sette
forchettine, e altrettante tazzine. Contro la parete c'erano sette
lettini, tutti messi in fila e coperti da lenzuola bianche come la neve.
Essendo affamata e assetata, Biancaneve mangiò un po' di verdura e del
pane da ogni piatto; e da ogni tazza bevve una goccia di vino. Dopo aver
cenato, si sentì così stanca che si sdraiò su uno dei letti; ma su
nessuno si sentì comoda: uno era troppo lungo, l'altro troppo corto,
finché alla fine il settimo fu di suo gradimento. Rimase coricata,
affidandosi a Dio, e lì si addormentò.
A notte fonda i padroni di casa
ritornarono; erano sette nani, che picconavano la roccia per estrarre le
pietre preziose dalle montagne. Accesero le loro sette candele e,
appena la casa fu tutta illuminata, videro che qualcuno era stato lì,
poiché c'era disordine dappertutto.
Il primo disse: "Chi si è seduto
sulla mia seggiolina?" Il secondo: "Chi ha mangiato dal mio piattino?"
Il terzo: "Chi ha mangiato il mio panino?" Il quarto: "Chi ha mangiato
la mia verdurina?" Il quinto: "Chi ha usato la mia forchettina?" Il
sesto: "Chi ha tagliato con il mio coltellino?" E il settimo: "Chi ha
bevuto dalla mia tazzina?"
Poi il primo vide che c'era una piccola
impronta sul suo letto, e disse: "Chi si è sdraiato sul mio lettino?"
Allora anche gli altri si fecero avanti, e dissero: "Qualcuno si è
sdraiato anche sul mio!"
Ma il settimo vide Biancaneve che
dormiva, allora tutti i nani corsero a vedere, e rimasero a bocca aperta
dallo stupore; presero le sette candele ed illuminarono il viso di
Biancaneve. "Oh cielo, oh cielo!" esclamarono. "Che bella bambina!"
Furono così felici, che non vollero svegliarla, ma la lasciarono dormire
in quel lettino; il settimo nano dovette dormire con i suoi compagni,
passando ogni ora da un letto all'altro, finché fu giorno.
Il mattino
seguente Biancaneve si svegliò, e si spaventò alla vista dei sette nani,
ma essi si dimostrarono amichevoli, e le chiesero come si chiamava.
"Biancaneve" rispose; "Come sei arrivata a casa nostra?" vollero sapere i
nani: allora ella spiegò che la sua matrigna aveva tentato di ucciderla
per mano di un cacciatore, il quale, per fortuna, l'aveva risparmiata, e
raccontò come aveva poi vagato tutto il giorno nella foresta, finché
aveva trovato la capanna.
Dissero i nani: "Se accetti di tenere in
ordine la casa, di cucinare, rifare i letti, lavare, cucire e ricamare, e
tenere tutto in ordine e pulito, allora potrai restare qui con noi e
noi provvederemo a te." "Lo faccio con tutto il cuore" rispose
Biancaneve.
E così rimase a vivere con i sette nani.
Ogni mattina essi
uscivano per andare a scavare nelle montagne in cerca di oro e metalli
preziosi, e la sera, quando tornavano a casa, trovavano la cena pronta;
durante il giorno, la fanciulla rimaneva sola. Per questo motivo, i
buoni nani le raccomandavano sempre: "Sta' attenta alla tua matrigna:
presto scoprirà che ti trovi qui, perciò non lasciare entrare nessuno."
Nel frattempo la regina, credendo di aver
mangiato il fegato e i polmoni di Biancaneve, credeva di essere di
nuovo lei la più bella di tutte; così, tornò a chiedere alla specchio:
"Specchio, specchio delle mie brame,
dimmi, chi è la più bella del reame?"
dimmi, chi è la più bella del reame?"
Ed esso rispose:
"Qui, nel tuo regno, regina, la più bella sei tu.
Ma fuor di qui, oltre i monti e le valli,
Biancaneve, a casa dei sette nani,
lo è mille volte di più."
Ma fuor di qui, oltre i monti e le valli,
Biancaneve, a casa dei sette nani,
lo è mille volte di più."
A queste parole, la regina inorridì,
perché sapeva che lo specchio non mentiva; pertanto realizzò che il
cacciatore l'aveva tradita, e che Biancaneve era ancora viva. Allora, si
mise a pensare e a ripensare a come poteva fare per uccidere
Biancaneve, perché l'invida che provava per non essere lei la più bella
del regno non le avrebbe dato più pace. Pensa e ripensa, alla fine le
venne un'idea: si truccò il volto, si mascherò da vecchia venditrice
ambulante, in modo da non farsi riconoscere, e, così travestita, si recò
a casa dei sette nani.
Bussò alla porta e gridò: "Bella merce da
comprare, chi ne vuole?" Biancaneve si affacciò dalla finestra e disse:
"Buongiorno, buona donna, che cosa vendete?" "Bella merce, tante belle
cosine" rispose. "Ho dei bei nastri da vita, di tutti i colori." E ne
prese uno intrecciato di seta colorata, lo fece vedere alla fanciulla, e
le chiese: "Guarda, ti piace questo?" Biancaneve pensò: 'Certamente
questa buona vecchia posso farla entrare.'
Così, aprì la porta e comprò
il nastro. "Bambina mia, che aspetto trasandato che hai!" disse quella,
"Su, da brava, lascia che te lo allacci io come si deve." E Biancaneve,
che nulla sospettava, si lasciò allacciare il nastro, ma quella strinse
così forte e duramente da toglierle il fiato. "Ora non sei più tu la più
bella" disse esultando la vecchia, e corse via.
Poco tempo più tardi, a sera, i sette
nani tornarono a casa, e rimasero atterriti nel vedere la loro cara
Biancaneve distesa a terra, immobile, come morta. La alzarono da terra e
subito si accorsero del nastro allacciato troppo stretto in vita: lo
tagliarono in due, e subito, la fanciulla ricominciò a respirare, prima
un po', poi ancora un po' di più, finché finalmente si rianimò
completamente.
Quando i nani seppero com'era andata, dissero: "La
vecchia merciaia altri non era che la tua cattiva matrigna. D'ora in poi
dovrai stare più attenta, e non fare entrare più nessuno in casa quando
noi non ci siamo."
Quando la perfida regina tornò al suo palazzo, subito si presentò davanti allo specchio e chiese:
"Specchio, specchio delle mie brame,
Chi è la più bella del reame?"
Chi è la più bella del reame?"
E lo specchio le rispose ancora una volta:
"Qui, nel tuo regno, regina, la più bella sei tu.
Ma fuor di qui, oltre i monti e le valli,
Biancaneve, a casa dei sette nani,
lo è mille volte di più."
Ma fuor di qui, oltre i monti e le valli,
Biancaneve, a casa dei sette nani,
lo è mille volte di più."
Quando sentì dire così, le si gelò il
sangue nelle vene perché capì di aver fallito. "Questa volta, penserò a
qualcosa che possa ditruggerti", disse. E, siccome era anche un'abile
maga, creò un pettine avvelenato; poi, si camuffò in una vecchia diversa
dalla precedente, e attraversò di nuovo i sette monti per ritornare
alla casetta dei sette nani; bussò alla porta e vociò: "Bella merce da
comprare, chi ne vuole?" Biancaneve guardò fuori, e disse: "Tornate da
dove siete venuta. Non ho il permesso di fare entrare nessuno." "Ma di
certo vorrete dare un'occhiata," disse la vecchia strega, mostrandole il
pettine avvelenato. Alla fanciulla piacque tanto che si lasciò
ingannare, e aprì la porta.
Dopo essersi accordate sul prezzo, la
vecchia disse: "Adesso lasciate che vi pettini per bene i capelli."
Aveva appena infilato il pettine tra le chiome di Biancaneve, che il
veleno fece effetto, e la ragazza svenne. "Ora sei finita, portento di
bellezza!" esclamò la regina, e così dicendo fuggì via.
Fortunatamente era quasi l'ora del
ritorno a casa dei nani, e quando essi videro la fanciulla che giaceva a
terra come morta, sospettarono subito della regina. Esaminarono
attentamente il corpo di Biancaneve, e trovarono il pettine avvelenato:
glielo sfilarono, e subito la fanciulla rinvenne e raccontò
dell'accaduto. Ancora una volta i nani le raccomandarono di stare in
guardia e di non aprire a nessuno per nessun motivo.
"Specchio, specchio delle mie brame,
chi è la più bella del reame?"
E lo specchio rispose:
"Qui, nel tuo regno, regina, la più bella sei tu.
Ma fuor di qui, oltre i monti e le valli,
Biancaneve, a casa dei sette nani,
lo è mille volte di più."
Ma fuor di qui, oltre i monti e le valli,
Biancaneve, a casa dei sette nani,
lo è mille volte di più."
Quando la regina ebbe udito quelle parole,
tremò di rabbia ed esclamò: "Biancaneve morirà, dovesse costarmi la
vita!"
Poi, si recò nella sua stanza segreta, dove nessuno poteva
entrare, e creò una mela adulterata con un veleno estremamente potente;
dall'esterno, sembrava una comune e bellissima mela, bianca, con i lati
rossi, così bella che invogliava chiunque a mangiarla, ma anche un solo
morso avrebbe causato morte certa. Poi, dopo che si ebbe truccato il
viso, si travestì da contadina e attraversò i sette monti per arrivare
alla casa dei sette nani.
Bussò alla porta. Biancaneve si affacciò
alla finestra e disse: "Non posso lasciar entrare nessuno. I nani me lo
hanno proibito." "Non importa," rispose, "Posso ugualmente vendere le
mie mele. Guarda, te ne darò una." "No," disse Biancaneve, "non posso
accettare niente." "Hai forse paura che sia avvelenata?" avanzò la
contadina. "Guarda, taglierò la mela in due. Tu mangerai la metà rossa, e
io la bianca."
Dovete sapere che la mela era fatta così sapientemente
che il veleno stava tutto dalla parte rossa; Biancaneve sgranò tanto
d'occhi alla vista di quella bella mela, e quando vide che la contadina
ne mangiava una metà, non seppe più resistere, allungò la mano per
afferrare la parte a lei destinata, che era avvelenata e, nello stesso
istante in cui dette un morso, cadde a terra morta.
La regina la guardò
trionfante e proruppe in una risata fragorosa: "Bianca come la neve,
rossa come il sangue, bruna come l'ebano! Questa volta i nani non
potranno fare niente per salvarti!"
Così, tornata a casa, domandò allo specchio:
"Specchio, specchio delle mie brame,
chi è la più bella del reame?"
chi è la più bella del reame?"
E finalmente, lo specchio rispose:
"Del tuo regno, regina, la più bella sei tu."
Ed ecco che il suo cuore invidioso ebbe pace, per quanto un cuore invidioso possa trovarne.
Quando i nani furono di ritorno quella
sera, trovarono Biancaneve distesa a terra, inerme. Non respirava, era
morta. L'alzarono e cercarono ovunque su di lei i segni di un qualche
veleno: le slacciarono la vita, le pettinarono i capelli, la lavarono
con acqua e con vino, ma fu tutto inutile. La loro cara bambina era
proprio morta, e morta rimase.
La deposero in un feretro e tutti e sette
sedettero accanto a lei, piangendo la sua morte per tre lunghi giorni.
Finalmente stavano per seppellirla,
benché avesse ancora l'aspetto fresco e sano di una persona viva, e
aveva ancora le sue belle gote rosee, persino. Così, si dissero che non
potevano tumularla nella scura terra, e le costruirono una bara di
cristallo, così da poterla vedere dall'esterno.
La deposero all'interno e
a lettere d'oro scrissero il suo nome, indicando che era figlia di re.
Poi, portarono la bara fuori, su una montagna, e da quel giorno uno di
loro restava sempre a guardia del feretro.
Anche le bestie selvatiche
vennero a piangere la morte di Biancaneve: prima un gufo, poi un corvo, e
infine una colomba. Biancaneve restò per lungo tempo nel feretro, ma il
corpo non si decompose; sembrava sempre che fosse addormentata, poiché
era ancora bianca come la neve, rossa come il sangue e bruna come
l'ebano.
Un giorno accadde che un principe passò
per quei boschi, s'imbatté nella casetta dei sette nani e chiese
ospitalità per la notte; vide il feretro di cristallo sul monte con la
bella Biancaneve all'interno e lesse la scritta d'oro. Così disse ai
nani: "Vi prego, lasciatemi la bara. Vi darò tutto quello che volete, in
cambio."
Ma i nani risposero: "Non la cediamo per tutto l'oro del
mondo." E il principe disse: "Ma a me, datela, vi prego, perché non
posso più vivere senza vedere Biancaneve. La onorerò e rispetterò come
mio bene più prezioso."
Allora, i buoni nani sentirono pietà per il
giovane e gli regalarono la bara.
Il principe fece venire i suoi servitori a
trasportarla sulle spalle, ma, improvvisamente, accadde che uno di essi
inciampò contro un arbusto e lo scossone le fece sputare il pezzetto di
mela avvelenata che aveva ingerito.
Non passarono che pochi minuti e
Biancaneve aprì gli occhi, si mise seduta nella bara, viva e vegeta.
"Oh, giusto cielo, dove mi trovo?" gridò.
Il principe rispose con gioia:
"Sei con me." Le raccontò quanto era accaduto e poi le disse: "Ti amo
più di qualsiasi altra cosa al mondo. Vieni con me al castello di mio
padre e sposami."
Biancaneve, che si era innamorata di lui, accettò di
seguirlo. Il loro matrimonio fu pianificato con grande fasto e
splendore.
Anche la matrigna di Biancaneve fu tra gli invitati. Dopo aver indossato le sue regali vesti, andò presso lo specchio e disse:
"Specchio, specchio delle mie brame,chi è la più bella del reame?"
E lo specchio rispose:
"Del tuo regno, regina, la più bella sei tu,
Ma la nuova regina lo è mille volte di più."
Ma la nuova regina lo è mille volte di più."
La perfida donna imprecò dalla rabbia e
divenne terrorizzata, ma tanto terrorizzata, che non sapeva più cosa
fare. Sulle prime pensò di non voler andare al matrimonio, ma non ebbe
più pace: alla fine decise di andarci, per vedere in faccia la giovane
regina. Andò e subito riconobbe Biancaneve e rimase impietrita, incapace
di muovere un passo. Ma sulla brace avevano deposto un paio di scarpe
di ferro. Gliele portarono con le pinze e fu costretta ad indossarle.
Dovette camminare e ballare con le scarpe roventi ai piedi, finché a un
certo punto cadde a terra, morta.
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